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21.01.2001

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Per riflettere.
Per approfondire.

FRATERNITÀ DI CANA, A PERUGIA LA SESSIONE 2000 PER LE COPPIE

La vita e la crescita armoniosa armoniosa della vostra coppia e della vostra famiglia hanno per noi un significato essenziale.

È questa la premessa dell'invito diffuso dalla "Fraternità di Cana"
per la sessione
di quest'anno,
in programma a Perugia dall'8 al 14 ottobre, presso la casa Sacro Cuore.

L'offerta della "Fraternità di Cana" vuol essere un tempo privilegiato per la riflessione di coppia.

Una settimana per fermarsi, per ritrovare ed approfondire l'unità della coppia.

"La situazione attuale della coppia nel contesto di una società in piena trasformazione - spiegano Aldo ed Elena Rabellino, responsabili nazionali della Fraternità - suscita la chiamata ad un tempo favorevole.

Per questo noi proponiamo tre momenti guida: la riflessione, la condivisione e l'apertura a Dio Creatore".

La riflessione si svolgerà sul senso del matrimonio, affrontando temi fondamentali come il dialogo, il perdono, la sessualità, l'impegno.

La condivisione punta a mettere in comune gioie, difficoltà, ricchezze, interrogativi. L'apertura a Dio è determinante per "ricreare" in ogni momento la coppia. La "Fraternità di Cana" è un movimento ecclesiale che dipende dalla comunità "Chemin Neuf", nata in Francia nel 1973, a vocazione ecumenica
(
www.chemin-neuf.org).

Per informazioni: Aldo ed Elena Rabellino, monastero Sant'Apollinare 16, 06050 Spina - PG. Tel/Fax: 0758738286.
E-mail:
ccnitalia@tin.it

[30 luglio 2000,
n°33 Anno IV]


Altri indirizzi
di iniziative analoghe

Centri di Preparazione al Matrimonio

Equipe Notre-Dame

Eremo di Caresto

Incontro Matrimoniale - Urbino

Parrocchia di
Roè Volciano - BS


Articoli in tema

dal n°10/2000 di
Famiglia oggi
vi segnaliamo:
I luoghi della riconciliazione
di LUIGI GHIA

Famiglia Oggi su Reteblu
con interessanti link sull'argomento



in questo sito:
Perdonami
A. Galli, giugno 2000
C'era la famiglia ...
D. Boffo, maggio 2001
Ti amo ma non ti sposo
A. Mariani, novembre 2001
Gambarotta: «No, i parenti no!»
M. Pozzi, novembre 2001
Due cuori, una promessa
N. Scavo, novembre 2001
Selezione di articoli di Avvenire sulla famiglia

25 giugno 2000, n°32 Anno IV

I valori del Giubileo
Perdonami
Chiedere ed offrire il dono della riconciliazione rappresenta uno dei momenti più intensi e più veri della vita familiare perché - come racconta una coppia torinese - può riaprire la strada alla riscoperta dell'amore coniugale.

di ANTONELLA GALLI


(estratto)


"Una settimana di grande impegno, sia personale che di coppia. Estremamente dura, difficile, dolorosa, ma anche ricca di grande chiarezza. Un momento di riflessione su tutta la nostra esperienza precedente, durante il quale abbiamo portato allo scoperto sentimenti ed emozioni, ma anche dolori e delusioni. Un pretesto, insomma, per riaprire piaghe che ormai pensavamo si fossero cicatrizzate, ma che in realtà ci facevano ancora soffrire".

Così Luigi, 45 anni, e Maria Rita, 39, torinesi, entrambi medici, sposati dal 1989 ricordano la loro prima esperienza con la Fraternità Cana. L'incontro con Cana - un'alleanza di coppie nata in Francia con l'intento di aiutare la famiglia e oggi molto diffusa anche in Italia, dove riunisce alcune centinaia di coniugi (per informazioni 075 8738286)- è avvenuto nell'estate di due anni fa e per i coniugi torinesi è stato il primo passo lungo un cammino di riconciliazione che gli ha permesso di salvare la loro unione.

"Fin dall'inizio - racconta Luigi - il nostro matrimonio ha dovuto affrontare problemi e difficoltà. Forse, nessuno dei due aveva la piena consapevolezza di ciò che significasse davvero essere sposati. Nella nostra coppia c'era sempre qualcosa o qualcuno che veniva prima di noi: lo studio, il lavoro, le nostre famiglie, gli amici ... Ci mancavano la confidenza, la fiducia reciproca, ma ci illudevamo che, se non li avessimo portati allo scoperto, questi ostacoli sarebbero svaniti da soli".

Ben presto, però, Luigi si accorge di quanto questa soluzione sia fragile, insoddisfacente. Si sente sempre più solo, quasi un estraneo nei confronti della moglie e, verso la fine del 1997, decide di andarsene di casa, di porre fine in maniera decisa ad un matrimonio che, per lui, sembra non avere più alcun motivo di continuare.

"Accettare questa decisione - ricorda Maria Rita - è stato molto difficile per me. Perché, pur rendendomi conto delle nostre tante difficoltà, non avevo mai pensato alla separazione come a una possibile soluzione dei nostri problemi. Nei confronti di mio marito avevo una fiducia ed un rispetto enormi ed ero convinta che avremmo sempre affrontato insieme ogni cosa. Quando lui ha deciso di porre fine al nostro matrimonio, quindi, ho provato un dolore insostenibile, una delusione profonda ...".

Per qualche tempo, Maria Rita prova in tutti i modi a riavvicinarsi a Luigi ("A volte - confessa - anche seguendo strade sbagliate, cercando di far leva sui suoi sensi di colpa").

Lentamente, però, entrambi cominciano ad abituarsi a questa nuova condizione di vita, si sforzano di arginare il dolore, di limitare il più possibile la sofferenza. E per un lungo periodo non hanno quasi più alcun contatto, se non quelli necessari a portare avanti la separazione.

"La scusa per incontrarci di nuovo - continua Luigi - fu la vendita di una casa che avevamo acquistato al mare. Dopo aver sbrigato le pratiche legali, decidemmo di fare insieme una breve passeggiata fino a una piccola chiesa nell'entroterra. Qui, del tutto casualmente, cominciammo a chiacchierare con un signore che ci aveva chiesto un'informazione. Prima di andarsene, questo sconosciuto ci disse: "Complimenti siete proprio una bella coppia". Un po' imbarazzati, confessammo, che, in realtà, ci stavamo separando ed egli commentò soltanto: "Pensateci bene, perché mi sembra davvero un peccato che vi dividiate" ".

Questo insolito incontro turba entrambi profondamente ed induce Luigi a parlare a Maria Rita della Fraternità Cana, di cui aveva avuto notizia da un amico d'infanzia, riscoperto durante i mesi più difficili della separazione. L'idea di rimettere in discussione tutta la loro storia, però, li spaventa, poiché li obbligherebbe ad affrontare nuovamente tutto il dolore e la sofferenza già vissuti. Alla fine, comunque, pur fra tante difficoltà, decidono di provare a vivere questa esperienza. È l'inizio di agosto 1998 e la Fraternità ha organizzato una settimana di preghiera nei pressi di Roma.

"Affrontare questa avventura - racconta Maria Rita - mi terrorizzava. Per questo decisi di andarci da sola, con la mia macchina, e di chiedere due stanze separate: volevo tenermi aperta ogni possibilità di fuga, essere sicura di potermene andare al primo segnale di pericolo. Ero guardinga, timorosa, ma nello stesso tempo sentivo di dovermi affidare al Signore. Fino all'ultimo giorno ho avuto paura di ributtarmi fra le braccia di mio marito, ma poi ho deciso di dar fiducia al cammino che stavamo ricominciando a percorrere insieme, un cammino dove niente era casuale".

"Appena tornati a casa - continua Luigi - abbiamo ripreso quasi subito a vivere insieme. Avevamo scoperto che l'amore è un atto di volontà e noi avevamo deciso di volere. Certo, soprattutto all'inizio, le difficoltà, discussioni dolorose, la voglia di rinunciare, non sono mancate. E probabilmente non sono ancora del tutto superati. Poter condividere la nostra esperienza con altre persone, però, ci è di grande aiuto e l'esperienza di Cana ci ha profondamente cambiati, ci ha dato la volontà e la forza di impegnarci per portare avanti il nostro matrimonio. La strada da percorrere è ancora lunga. Personalmente, però, ora mi sento più sereno, più consapevole della mia vita, pur con tutti i miei difetti ed i miei errori".

"Quando ci siamo separati - conclude Maria Rita - eravamo convinti che la nostra storia fosse del tutto sbagliata. Il Signore, invece, ci ha fatto capire il senso della nostra unione, ci ha aiutato a rivedere e a comprendere profondamente tutta la nostra vita e a riconquistare un rapporto più sereno anche con le nostre famiglie".

 [...]

 


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Pagina pubblicata il 16 luglio 2000