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Mensile di vita familiare

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17.03.2002

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Un gabbiano che sta per spiccare il volo.
Pagine leggere, pagine da leggere.
Per sorridere.
Per riflettere.
Per approfondire.
dal Supplemento ad Avvenire del 23 dicembre 2001, n. 48 Anno V
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in questo sito:
Perdonami
A. Galli, giugno 2000
C'era la famiglia ...
D. Boffo, maggio 2001
Ti amo ma non ti sposo
A. Mariani, novembre 2001
Gambarotta: «No, i parenti no!»
M. Pozzi, novembre 2001
Due cuori, una promessa
Nello Scavo, novembre 2001
Perché riescono tanti secondi matrimoni
Dino Boffo, dicembre 2001
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Selezione di articoli di Avvenire sulla famiglia

SEPARATI, LA SPERANZA OLTRE IL FALLIMENTO/2
«PERCHÉ PROPRIO A ME?»
La testimonianza di un protagonista: è stato un dramma inatteso, mai avrei pensato che potesse accadere alla mia famiglia. Da allora ho dentro una tristezza che nessuna gioia riesce a cancellare. Ma la sofferenza mi ha riportato all'origine dell'amore: la sua gratuità

di Gianni Mereghetti, Abbiategrasso

La separazione è stata per me un dramma inatteso. Mai mi sarei immaginato che l'amore tra me e mia moglie potesse entrare in una CrIsi così lacerante. Eppure è accaduto, anche se non mi pare ancora vero e faccio fatica a rendermene conto, soprattutto quando mi alzo la mattina e la giornata mi pare che debba iniziare come anni fa. Poi mi guardo intorno, mi accorgo che lei non c'è e mi assale l'angoscia della sua assenza. La separazione non è stata per me una scelta, ma una condizione cui ho dovuto arrendermi: ho pregato, sperato, cercato una soluzione, mi sono aggrappato a ogni appiglio, ma mano a mano che passavano i giorni ho provato l'esperienza amara dell'impotenza. Dovermi separare è stato andare contro di me; ciò mi ha provocato un dolore intenso, continuo, una sofferenza che non se ne andava mai, anzi era cosi acuta da paralizzarmi. La separazione mi ha segnato nel profondo: i primi tempi avevo perso il gusto della vita, dominato com' ero dalla disperazione. Poi Dio mi ha teso la sua mano tenera e forte; grazie ad alcuni amici mi ha fatto riprendere contatto con la vita, lentamente e con grande fatica sono tornato a vivere, ma porto sempre dentro una tristezza che nessuna gioia riesce a cancellare.


«LA MIA CONDIZIONE È UNA FERITA APERTA»

Oggi la condizione di separazione è una ferita che niente, nemmeno il tempo, riesce a lenire. Anzi più il tempo passa più questa ferita si apre e si dilata; il fatto positivo è che non provoca più la disperazione dell'inizio, e questo perché si è fatta largo in me la certezza che questa separazione è una chiamata misteriosa a vivere la fedeltà all'amore sacramentale, come ha detto Giovanni Paolo II il 21 ottobre, quando ha affermato che "anche in queste situazioni si può dare una grande testimonianza di fedeltà nell'amore, reso ancora.. più significativo dalla purificazione attraverso il passaggio nel crogiolo del dolore».


«L'ORIZZONTE È L'UNITA»

Le parole di Giovanni Paolo II hanno ribadito l'abbraccio di Dio e della Chiesa a chi vive il matrimonio dentro condizioni di difficoltà; mi hanno provocato ad affrontare con più energia una condizione che quotidianamente fa sentire il peso del dolore. Nelle parole del Papa ho trovato confermata la convinzione che l'orizzonte, anche nella separazione, è l'unità. Sarà un paradosso, ma la lacerazione che vivo si è rivelata come una grazia, non voluta, faticosamente accettata, tuttavia occasione misericordiosa che mi ha riportato all'origine dell'amore: la sua totale gratuità».

la storia
SE IL MATRIMONIO DIVENTA ASTRATTO
di Marina Bilotta Membretti

Forse in questo momento la mia « delusione si sta comunicando anche ai miei figli: temo di non essere in grado di trasmettere fiducia nella condivisione di vita con un'altra persona... ».

Laura P., milanese, 53 anni, è separata da un anno. La sua breve testimonianza accende un riflettore su un altro problema legato alla condizione dei separati: quella dell'idea di famiglia e di amore coniugale che si trasmette ai figli quando si rimane soli.

Laura ora si sente responsabile verso i figli per un'idea di "amore verso l'altro" che per lei improvvisamente è diventata astratta. «Sia io che Giorgio fisicamente siamo presenti, non è una vedovanza, ma da un certo momento in poi della nostra storia non siamo più compagni nella vita e procediamo su strade diverse, non condividiamo quasi più nulla: dunque parlare di lui con i figli ora è molto difficile, perché il matrimonio è "sospeso", è diventato astratto, una questione teorica.

Ed è questa anche la mia fatica: perché far riferimento a un compagno "teorico" è rischioso, si corre il pericolo a volte di dover fare la parte di tutti e due. La questione quasi non si pone coi figli grandi che sono più che ventenni e vivono fuori casa, quanto per i più piccoli che hanno 14 e 12 anni e che forse risentono maggiormente della nostra separazione.

Mia figlia qualche giorno fa mi ha chiesto: "Mamma, ma tu te la sentiresti di amare un altro uomo?". Ho detto la verità e cioè che per me è tutto ancora sospeso: non ho una soluzione pronta e fatta.

Ma in genere evito di coinvolgere i figli nelle mia storia personale, perché immagino che loro abbiano bisogno di riferimenti lineari e non tormentati. Con loro cerco di parlare della loro vita, di aiutarli a giudicare le loro esperienze e non le mie».

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