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Vedi anche saggio: P. Donati, L’identità maschile e femminile: distinzioni e relazioni per una società a misura della persona umana, in “Anthropotes”, vol. XXI, n. 1, 2005, pp. 71-103

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dall'intervento "L’identità maschile e femminile: distinzioni e relazioni per una società a misura della persona umana" al Convegno «Uomo-Donna nel contesto attuale»
Una sana cultura di genere

di Pierpaolo Donati



[...] è confermato dai più recenti studi psicologici, che mettono in luce come la dualità corporea si accompagni e si esprima necessariamente in una dualità di codici simbolici.

Maschile è tutto ciò che ha la caratteristica del penetrare, di una forza che rompe la circolarità, di ciò che dà impulso, di ciò che spinge a focalizzarsi su un preciso oggetto (su una scelta, su un impegno determinato e circoscritto) e solo secondariamente sulle sue connessioni con il resto del reale; richiama uno stile di pensiero più attento all’essenza dell’oggetto che alle sue relazioni, è legato a modalità di azione improntate ad un uso mirato della forza (fisica o intellettuale), all’avventurosità audace, alla competitività.

Femminile è tutto ciò che ha la caratteristica di avvolgere, di prendersi cura dell’oggetto nelle sue relazioni con il resto del mondo, focalizzandosi non tanto sull’essenza dell’oggetto, quanto piuttosto sui suoi confini e sui rapporti che persone e cose hanno fra loro; in breve, diversamente dalla linearità penetrante propria del maschile, il femminile è relazionale, cioè circolare e connettivo, capace di mantenere l’attenzione a più oggetti contemporaneamente, diversamente dal maschile che concentra forza e operatività su un aspetto del reale alla volta.

Quando si verifica una inversione di questi codici simbolici, e delle identità e ruoli corrispondenti, si generano sovente delle patologie. L’obiettivo di una cultura sana non è quello di fare sì che si realizzi una uniformità dei sessi davanti ai compiti e agli impegni della vita quotidiana. L’obiettivo non è che la donna possa fare quello che fa l’uomo o, viceversa, che l’uomo possa fare quello che fa la donna (cioè la piena reversibilità delle identità e dei ruoli). Ciò provoca un circolo vizioso e senza fine in cui entrambi i sessi perdono qualcosa della loro ricchezza. L’obiettivo, semmai, è la conquista della libertà di poter fare le cose della vita quotidiana in modo diverso, con sensibilità e stili propri.

[...]

La donna ha i suoi vissuti, legati alla sua struttura corporea, e tende a valorizzare le persone e le cose in rapporto a questa struttura, che ha - volenti o nolenti - nella maternità la sua peculiarità. Ha una funzione giudicante di tipo "avvolgente", cioè interviene dentro la relazione con gli altri, non è mai disposta alla rottura totale, è incline a ricomprendere tutto nell'affetto.
L'uomo ha i suoi vissuti, correlati alla sua struttura corporea, e tende a valorizzare persone e cose a suo modo, cioè facendo riferimento alla forza delle attività e dei loro risultati. Ha una funzione giudicante di tipo "penetrante", caratterizzata dal fatto di seguire una logica che persegue delle mete, e non è disposta a scambiarle con l'affetto o una relazionalità avvolgente.
I due sessi hanno processi interpretativi diversi, che assolvono anche funzioni diverse.


dall'intervento di Pierpaolo Donati
al convegno «UOMO-DONNA nel contesto attuale»
svoltosi a Bologna il 6 marzo 2004