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Incontro con Elsa Belotti

Giobbe e le nostre sofferenze




6. È MEGLIO ARRANGIARSI (seconda storiella)

Far entrare la luce
Il Rebbe di Apt chiese una volta al Rebbe di Pshiskhe perché non sorvegliava i propri discepoli per assicurarsi che seguissero i precetti e pregassero devotamente. Il Rebbe di Psruskhe rispose: «Lascia che ti racconti una favola».
Una volta tre uomini erano rinchiusi in una prigione buia come un pozzo. Due erano intelligenti, ma uno era un sempliciotto che non sapeva nulla di nulla: non era capace di vestirsi, non era capace di mangiare; nulla. Uno degli altri due ce la mise tutta per insegnate al sempliciotto a vestirsi, a mangiare, a tenere il cucchiaio, e cosi via. L'altro non fece assolutamente niente. Un giorno quello che aveva lavorato sodo chiese all'indifferente: «Perché non ti sforzi un poco di aiutarmi a educare il sempliciotto?» L'altro rispose: «In questa oscurità non riuscirai a insegnargli niente, anche se ci perdessi degli anni. lo, invece, uso il mio tempo cercando il modo di praticare un buco nel .muro per far entrare la luce. Quando ci riuscirò, imparerà da solo quello che avrà bisogno di sapere».


Questa seconda storiella ci riporta a Giobbe.

Gli amici di Giobbe si danno da fare per spiegargli che le cose, per chiedergli: "Perché ti ostini? Devi accettare la realtà. E la realtà è che se tu stai soffrendo, è perché Dio ti ha punito per i tuoi peccati."

Allora, gli amici di Giobbe si danno da fare per spiegare, per giustificare Dio che non ha bisogno di delle nostre giustificazioni e delle nostre spiegazioni: non ha chiesto a nessuno di difenderlo!

E poi in questa storiella ci viene anche detto che c’è un modo sbagliato di educare gli altri.
Noi ci diamo tanto da fare per aiutare le persone e poi ci accorgiamo che abbiamo sbagliato il modo; che in realtà il modo migliore è quello di farli arrangiare.

Questo vale per i figli: lasciate che si arrangino il più presto possibile.

Vale anche per voi in questa settimana di Caposcuola: io ed Enzo ci daremo da fare per farvi arrangiare; vi daremo qualche pugno nello stomaco, ma per farvi arrangiare, in modo che quando ci sarà la luce, vi arrangerete da soli, senza dipendere sempre dalle ricettine.

Quindi si sta parlando dell’autonomia dell’uomo e del rispetto della libertà.

Se vi dessimo sempre la ricettina pronta, non crescereste voi, e noi vi tratteremmo da bambini.
Invece vi diciamo: "Le cose sono così, adesso trovatela tu la ricettina, così diventi bravo tu!".
Non è meglio?

Ed è questo che dobbiamo fare con i figli.

Ma è la pedagogia che abbiamo imparato da Dio. Dio fa così. Dio non ha fatto l’elenco delle ricettine per noi!
Ci ha affidato l’universo e ci ha detto: "Arrangiatevi! Fate voi … siete grandi abbastanza!".
Quindi tenere piccoli, dipendenti … i figli, le persone … sicuramente non li fa crescere.
E soprattutto, una cosa che riguarda noi Cattolici e che va detta a onore del vero, a volte ci fa tanto piacere tenere la gente nella sofferenza […] "perché nella sofferenza c’è la salvezza".
Ma ha già sofferto il Signore per noi, ma cosa volete soffrire di più anche voi?

Ci ha chiesto solo di essere nella Gioia (Cfr Gv 15,11, 16,23, 16,24, 17,13), non di essere nella sofferenza!



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Pagina pubblicata il 10 novembre 2002