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dal Supplemento ad Avvenire del 23 febbraio 2003, n. 61 Anno VII
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ESPERIENZE/COPPIE IN CRISI
RITROVARSI.
E POI CONTINUARE AD AMARSI

Cresce in Italia "Retrouvaille",
un programma per riavvicinare i coniugi in gravi difficoltà matrimoniali
Perché perdonare si può

di Paola Abiuso



«Ritrovarsi. Continuare a parlarsi. A formare una famiglia. In una parola: perdonarsi. Parola difficile, di questi tempi, in cui si vedono matrimoni sfasciarsi in tempo record, senza appello, senza seconde chance. Qualcuno ha detto: «Forse il matrimonio è stato inventato in cielo, ma certamente richiede molto lavoro qui in terra». C'è infatti chi non si arrende alla fine di un amore, e crede che la forza del sacramento sia superiore a tutto, che abbia una potenza tale da guarire le ferite e risanare i cuori. Così lo spiega Pina Rocca, che insieme al 'marito Beppe e ad altre coppie anima in Italia "Retrouvaille", un programma nato in Canada e recentemente approdato nel nostro Paese, primo in Europa continentale. «"Retrouvaille" significa ritrovarsi - spiega Pina -e noi crediamo che quando c'è la volontà di ricostruire, un matrimonio può essere salvato». Non a caso il simbolo di "Retrouvaille" è un salvagente, di quelli a righe in dotazione dei bagnini, intrecciato a una croce, simbolo di Cristo.

«IL SENSO DI FRUSTRAZIONE PER IL FALLIMENTO DI UN LEGAME»

Al programma "Retrouvaille", che ha avuto un primo ciclo tra ottobre e gennaio, arrivano le coppie in situazioni disperate. Mogli che a causa di un matrimonio lacerato hanno vissuto gravi depressioni, oppure mariti che sono passati attraverso l'umiliazione di un tradimento, praticato o subìto, coppie che dopo la perdita tragica di un figlio non sono più grado di pensare a un futuro insieme, oppure che dopo i tre anni canonici della separazione, davanti all'irreversibilità di un divorzio entrano di nuovo in crisi e vorrebbero tornare indietro...

Un primo "filtro", per queste coppie, è proprio Pina, che risponde al telefono a tutte le chiamate. «Le persone raccontano i propri sentimenti, il senso di frustrazione per il fallimento di qualcosa che era stato importante. Noi capiamo se c'è ancora la volontà di ricostruire, e chiediamo di par- lare anche con l'altro coniuge». Indispensabile infatti è che entrambi i partner avvertano il desiderio profondo di provare a cambiare radicalmente lo stile della loro relazione, che li ha portati alla rottura.

«NON FERMARSI SUL PASSATO PER VEDERE AL DI LÀ DEL DOLORE»

«"Retrouvaille" - spiega Guido Lamberto, responsabile con la moglie Rinuncia per l'Italia - è la risposta affermativa della comunità italiana di Incontro matrimoniale (che nel nostro Paese svolge la sua missione verso la coppia da ben 25 anni) a una richiesta di servizio da parte dell'Ufficio della pastorale della Cei, sensibile a offrire un segno di speranza anche alle coppie in gravi difficoltà di relazione, disperate o Lacerate, e alle sollecitazioni dei vescovi di Cuneo, monsignor Natalino Pescarola, e di Aosta, monsignor Giuseppe Anfossi». Il suo programma è costituito da un week-end di approfondimento, seguito da sei incontri quindicinali in piccoli gruppi per un totale di tre mesi. Il primo week-end di "Retrouvaille" (primo per l'Italia e per l'Europa) si è svolto a Roma lo scorso ottobre, con la partecipazione di nove coppie. Il prossimo è in programma ad Angolo Terme (Brescia) tra il 25 e il 27 aprile.

Il week-end - spiegano i responsabili - non è una convivenza spirituale, un ritiro, un seminario o una seduta collettiva di analisi. Non è richiesto alle coppie di raccontare agli altri i propri affari privati, né di condividere i problemi. Si chiede però di non fermarsi sul passato, per poter vedere al di là del dolore e delle offese per potersi ritrovare in una forma nuova e positiva. La dimensione in cui si entra è quella della ricerca del dialogo, dell'affrontare i conflitti in modo costruttivo, della comprensione reciproca che poi sfocia, nella maggioranza dei casi, nel perdono e nell'inizio di un cammino per il rinnovamento del matrimonio. Perché il perdono non è un ricucire un abito sdrucito, ma indossarne uno totalmente nuovo, più bello ancora. I week-end sono "animati" da tre coppie guida e da un sacerdote. Le stesse coppie- guida sono a loro volta passate attraverso un percorso di dolore, di rabbia e conflitto.

La loro testimonianza offre speranza, e in genere i partecipanti ritrovano da questi incontri il coraggio di andare avanti insieme e la forza che deriva anche dal fatto di non sentirsi soli. Naturalmente non tutto si conclude in un week-end. Mesi, anni di frustrazione, tradimenti o separazioni non possono essere sanati in tre giorni.

«Il deterioramento - ricordano Guido e Rinuccia Lamberto - si è verificato forse per un lungo periodo e allo stesso modo il suo trattamento richiede tempo. Le coppie lasciano il week-end con un sentimento di speranza, rendendosi conto che per il perdono e la guarigione è necessario dell' altro tempo. Per questo motivo alle coppie che si iscrivono al programma si ricorda che è indispensabile impegnarsi a partecipare anche alla fase post week-end».

«SI SEPARANO ANCHE PERSONE CHE NON LO VOGLIONO DAVVERO»

Dalla casistica a disposizione di "Retrouvaille" (che si basa sull'esperienza americana, più "collaudati” nel tempo rispetto a quella italiana), da 7 a 9 coppie su 10 che partecipano al programma decidono di investire ancora sul proprio matrimonio. L'esperienza di "Retrouvaille" ora è contenuta anche in un libro, "Il coraggio di amare", scritto da Gerald Foley, responsabile mondiale del movimento (Elledici, pagine 160, euro 9,50): in esso viene descritto il cammino di tanti sposi, feriti e poi guariti. «Molte persone arrivano al divorzio, pur non desiderandolo veramente», esordisce una signora. E un' altra, Sandy, racconta che lei e il marito Mark erano separati da due anni. «Provavamo ancora qualcosa l'uno per l'altra - aggiunge lui - e io ritenevo che appartenessimo l'uno all'altra, ma avevamo problemi con il nostro matrimonio. Pensavamo di essere gli unici a vivere quell'esperienza, finché ascoltammo altri coniugi e venimmo a sapere che erano tornati a stare insieme ed erano capaci di sedersi per discutere e dialogare».

Paola Abiuso

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