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Famiglia al centro
per una società migliore

Il cardinale Ruini ha aperto ieri il convegno diocesano di Roma dedicato alla pastorale familiare Le relazioni del vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi e della psicologa Eugenia Scabini

di Salvatore Mazza


Chiarezza «sulla identità della famiglia», insieme a «valorizzazione» e «sostegno» della «sua funzione insostituibile». Sono questi «i due compiti» nei confronti della famiglia che aspettano la comunità dei credenti. Tenendo conto che «la famiglia ha compiti specifici anche nella società», e che questo aspetto «è parte integrante della pastorale familiare».

A porre in evidenza queste fondamentali sottolineature sono stati ieri sera la sociologa Eugenia Scabini e monsignor Francesco Anfossi, vescovo di Aosta , aprendo con le loro relazioni il Convegno diocesano di Roma, centrato sul tema Insieme alla famiglia costruiamo una società migliore. Parlando subito dopo il saluto all'assemblea del cardinale Vicario Camillo Ruini e del vicegerente monsignor Cesare Nosiglia, Scabini ha posto in risalto i contorni di una situazione caratterizzata da mutamenti che «quando sono letti in maniera unilaterale, tendono addirittura a mettere in discussione la stessa identità della famiglia, identità che è stata il punto di riferimento della nostra tradizione».

Ma se dunque «le trasformazioni della famiglia la mettono alla prova», e altrettanto evidente che di fronte a queste prove la famiglia va sostenuta. La società infatti «protegge il suo futuro se tutela chi si assume l'impegno del matrimonio e della responsabilità generativa e ciò va richiesto con forza anche con adeguate misure di politica familiare che - ha osservato Scabini - a partire dal riconoscimento della soggettività sociale della famiglia, contribuiscano a stabilire o rinnovare un patto sociale tra tutti i soggetti che nella società vivono e operano».

In questa linea monsignor Anfossi ha indicato come il «compito della pastorale familiare sarà dunque risvegliare sensibilità perché le famiglie credenti diventino protagoniste nel sociale e nel politico». Si tratta, ha spiegato il presule, «di portare in evidenza le ragioni di fede e di pensiero umano che fondano tale partecipazione; tra queste è importante sostenere la ragione del non operare da sole o divise, ma insieme e in forme moderne di associazionismo». È inutile dire, ha aggiunto Anfossi, che «questo impegno richiede studio e lavoro non piccolo per intessere relazioni e farsi ascoltare dalle istituzioni pubbliche. Prima ancora richiede scelte etiche decisamente controcorrente rispetto al modello economico-sociale dominante: e ciò si declina sia nelle borgate, sia nei quartieri borghesi, tra il popolo come nel territorio e con la pubblica amministrazione». Anfossi ha infine speso una parola sul problema dell'«accoglienza senza compromessi di tutte le "vittime" del matrimonio, mi riferisco ai separati e ai divorziati con successiva unione, convivenza o matrimonio civile», che, ha detto, «richiede coniugi convinti della loro vocazione e capaci di esprimere una spiritualità loro propria».

Salvatore Mazza
Leggi l'articolo «Famiglia al centro per una società migliore » (10 giugno 2003) nel sito di Avvenire