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L'autore

Mons. Angelo Scola è il Patriarca di Venezia, già rettore dell'Università Lateranense. Accenna in questa pagina i contenuti del nuovo libro «Uomo-donna. Il caso serio dell'amore»
edito da Marietti 1820.

V. anche il suo intervento alla VIII Assemblea diocesana dei fidanzati con il Patriarca (10.03.02)

DILLO A UN AMICO

Famiglia Insieme
spunti da un quotidiano

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Coppia La noia minaccia il rapporto tra uomo e donna
E la nostra cultura annega la qualità del desiderio con la quantità
Come si dice
«Ti amo»

Invece di accettare la sfida del matrimonio fedele e «per sempre», si moltiplicano le relazioni e le «storie» alla ricerca di un'inafferrabile novità

di ANGELO SCOLA



Usato ed abusato, fino ad essere usurato, il termine desiderio investe comunque tutti i campi della vita: dall'umile ambito del quotidiano fino a quello delle più alte vette della fIlosofia e della mistica.

Non occorre scomodare le scienze umane per sapere che il desiderio è la molla dell'azione. Senza desiderio l'io avvizzisce. L'assenza di desiderio - la noia - è l'anticamera della morte.

Una parola arcinota, dunque, alla nostra cultura. Eppure confusa. Con un'operazione sleale, infatti, dopo aver decurtato il desiderio del suo naturale orientamento all'infinito, si è preteso di tenerlo a bada con artifici utilitaristici, annegando la qualità nella quantità.

Lo documenta in modo impressionante la sempre più diffusa modalità di affrontare il rapporto tra l'uomo e la donna. Eliminato dall'amore il «per sempre», inesauribile sorgente di freschezza, si moltiplicano le relazioni e le «storie», alla ricerca di un'inafferrabile novità.

Invece accettare la sfida del «per sempre» e amare la stessa donna per tutta la vita, nel matrimonio fedele e indissolubile, costruendo una famiglia, si rivela come una forma di realizzazione del desiderio unica e sommamente conveniente alla persona.


Chi non ha incontrato coppie di sposi con alle spalle molti anni di matrimonio nel cui sguardo - dopo fedeltà e prove, fragilità e ripresa - emerge, un fiotto di potente, consapevole tenerezza che è la spia di un desiderio mille volte più vivo che all'inizio?
L'uomo-donna si rivela come il luogo privilegiato di quell'uscita originaria dell'io verso il tu che compie il desiderio, che dà volto alla persona e le permette il dono totale di sé, la stoffa costitutiva dell'amore.

«La mia generosità è come il mare e non ha confini, e il mio amore è altrettanto profondo: ambedue sono infiniti e così più do a te, più ho per me». In queste parole di Shakespeare in Giulietta e Romeo è ben espressa la legge fondamentale del cuore dell'uomo: egli è tanto più ricco, quanto più si dona. L'io si compie nel tu.

La cosa è talmente evidente da connotare ogni tappa dell'esistenza umana: dal primo scambio di sguardi rapiti tra la mamma e il suo bambino, all'ineffabile "stato nascente" dell'innamoramento... fino all'amicizia più consolidata e profonda. L'uomo ha accesso alla soddisfazione solo dentro l'abbraccio di un altro.

Ma questo non è senza dramma. C'è uno iato da affrontare, un salto che implica lo staccarsi da sé per far posto all’altro. Qualcuno l’ha acutamente definito «la strana necessità del sacrificio»: è la paradossale legge evangelica del «perdersi per ritrovarsi».

Il compimento accade solo nell'abbraccio e nel rispetto della differenza. La differenza sessuale (uomo-donna) appare così come la via più diretta con cui ciascuno di noi, fin da bambino, si accorge di quanto sia decisivo l'altro per capire se stesso e la realtà.

Il primo e più immediato "suggeritore" di questa evidenza è proprio il nostro corpo. La corporeità, infatti, non si dà mai in modo astratto o generico, essa si dà sempre incarnata secondo una ben precisa connotazione sessuale: La differenza sessuale inscritta, fin dal concepimento, nel corpo, apre tutta la persona a quella possibilità di comunione destinata a realizzarla compiutamente.

Il corpo è dunque un potente rivelatore dell'uomo a se stesso perché è la strada. attraverso la quale l'io lentamente si educa ad essere per l'altro. cioè a compiersi in quell'essere per l'altro.

L’uomo e la donna che, in forza della differenza sessuale, si donano reciprocamente nell'una caro - al di là del grado della loro consapevolezza (che ovviamente ha una sua decisiva importanza!) - sono afferrati da un dinamismo che obiettivamente li spalanca alla procreazione del figlio.

Per questo genialmente Hans Urs von Balthasar ha potuto affermare che «l'atto dell'unione di due persone nell'unica carne e il frutto di questa unione dovrebbero essere considerati insieme saltando la distanza nel tempo». Proprio perché la differenza sessuale poggia sull'essere uno di anima e di corpo dell'uomo e della donna, la fecondità oblativa propria dell'amore genera vita!
Differenza sessuale, dono di sé e fecondità: il percorso dell'amore passa obbligatoriamente di qui. Imboccare un'altra strada significa precludersi l'esperienza del compimento del desiderio, l'esperienza della felicità.

Invece l'inscindibile intreccio di questi tre fattori che sinteticamente possiamo chiamare il mistero nuziale, spiega perché il rapporto uomo-donna costituisca il «caso serio dell'amore».


Monsignor Angelo Scola
in Avvenire (Agorà) del 21 agosto 2002